Sul comodino – 10

Pochi libri e di nuovo niente classico, lo so, sono una boccia. Avrei potuto aspettare che passasse un mese dall’ultimo “comodino” pubblicato, ma mi piace l’idea di ritornare a pubblicarlo intorno al 7 di ogni mese, e così in un paio di settimane ho letto solo un paio di cosette. Stacce 😛

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Lo sciamanesimo boreale di Davide Melzi – Ve l’ho mai detto che adoro le Edizioni della Terra di Mezzo? Hanno sempre dei saggi interessanti :) Nel dubbio, non sapeste che regalarmi, con un libro di quella collana secondo me andate sul sicuro 😛 Comunque, torniamo a noi. Non è un romanzo quindi non vi parlerò della credibilità dei personaggi o dello stile della narrazione o dell’interessante (o meno) trama. Mi è piaciuto abbastanza, non è esattamente la più scorrevole delle letture ma non è nemmeno ostica. La cosa bella è che è uno dei pochi libri (di cui sono a conoscenza) che parla di sciamanesimo nord-europeo o est-europeo invece che solo ed esclusivamente di quello sudamericano. Parla anche di questo, ovviamente, ma non in modo esclusivo. Il tono a volte è un po’ troppo paternalistico/reverenziale, del tipo “ah noi bestie tecnologiche senza più lo spirito necessario anche solo a comprendere lontanamente di che cosa si potesse trattare”… Sì, ok, uno sciamano è obiettivamente e indiscutibilmente lontano dalla mia cultura… ma diamine, non sono così stupida da non riuscire a capire che se mi dici “per uno sciamano il tamburo È davvero un animale, un cavallo da cavalcare per andare in altri mondi” allora così è, mi fido, lo capisco, per me da piccola il mio coniglio di peluche era davvero vivo, non è che sia tanto diverso, no? Comunque, a parte questo aspetto del tono a volte poco piacevole, per il resto se il folklore, l’antropologia, la spiritualità indigena e lo sciamanesimo vi interessano, è una lettura che consiglio :)

La dea doppia di Vicky Noble – Questo libro, nel senso dell’oggetto materiale che sta di là in libreria con dentro il segnalibro con l’elastico, ha una storia di abbandoni non indifferente. Era della mia amica Giada, l’ha letto, l’ha trovato una palla allucinante, l’ha dato a Chiara da portare in biblioteca. Chiara prima di portarlo in biblioteca l’ha letto, l’ha trovato una palla allucinante e poi l’ha finalmente portato in biblioteca. Dove io l’ho trovato, l’ho letto, l’ho trovato una palla allucinante e presto lo riconsegnerò in biblioteca.
Se volete vi spiego perché è una palla allucinante. Sì che volete. Eccovi il pistolotto di lamentele: la scrittura non è affatto avvincente… lo so che è un saggio, ma siccome si tratta di questa fantomatica “scoperta” dell’esistenza di raffigurazioni di dee doppie, diffuse ugualmente in tutto il mondo, un elemento culturale sempre sminuito dall’archeologia e dall’etnologia fino ad adesso, mi aspettavo qualcosa di un po’ più “UAAAAUUU” e invece c’è un disegnetto di una statuina con due teste, la didascalia che me la racconta tutta… e nel testo c’è di nuovo la descrizione uguale alla didascalia.
Ma soprattutto quello che non mi piace è che delle volte i collegamenti fra i reperti sono fatti così: “A me piace pensare che”. No. No ragazza mia non si può. O scrivi il tuo diarietto, romanzetto, quel che è, e fai tutti i voli pindarici che vuoi, o fai un saggio archeo-etnologico e allora servono dati, reperti, collegamenti se non etnologici almeno linguistici e cose così. Mi spiace che tu ti senta tanto schiacciata dal maschilismo dilagante degli archeologi, ma ritorcere a ogni virgola quanto siano maschilisti, tonti, ottusi, quanto non vogliano ascoltare le tue tesi eccetera eccetera invece di esporle con calma, con dati, con fatti e fregandotene altamente di quello che dicono, non è il modo di fare. Se vuoi screditarli devi farlo con del materiale serio, non con delle frasettine acidine (o perderti in vaghe allusioni a quanto anche e soprattutto le donne, se non sono illuminate come te, allora sono delle mezze calzette….).
E soprattutto se ogni due righe devi citarne cinque delle opere della Gimbutas allora vado a leggermi direttamente le opere della Gimbutas, che dici?

Il segreto del re del bosco di Carlo Donà (la rima non è colpa mia) un articolo tratto da La Regalità (Carocci Editore) – Sì, ultimamente sono stata in vena di saggi etnologici/folkloristici/vagamente femminili. Qui si vede la differenza: questo è avvincente, è un saggio etnoantropologico, però seguo il filo del discorso, seguo la logica del ragionamento (corroborato e sostenuto da osservazione di reperti, di fatti, di dati raccolti qui e là) e alla fine del ragionamento dico “A-ah! interessante!”. Eppure gli argomenti sembrerebbero simili, no? Eh, quanto fa il saper scrivere e il sapersi trattenere dal mettere troppo di sé in un saggio.

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7 pensieri su “Sul comodino – 10

  1. Doc. B.

    A parte quello della “palla allucinante” gli altri mi sembrano interessanti. Sì, le edizioni della terra di mezzo sono sempre curiose, se vuoi fare un salto un pome alla Hoepli di milano hanno tutte le uscite. Nel caso verrei anche io a fare un giro u_u

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