Sta uscendo un po’ ovunque – a cominciare da Amazon – il mio Stateless, un estratto di pensieri molto emozionali apparsi su questo blog nel periodo compreso tra marzo e settembre 2016. È stato un momento, quello, davvero particolare della mia vita, cambiamenti che hanno innescato una creatività inedita per me, più di mezzo migliaio di cartelle trasformatesi in deliri connettivi e trascendenze psico_siderali_sciamaniche e in tutto ciò, il contenuto di Stateless ha definito una parte importante della mia anima dell’anno scorso, è stato il modo con cui ho scaricato le mie tensioni interiori prima di trasformarle in versi, racconti e romanzi. Se vi va, buttateci un occhio con un piccolo esborso, cosa di cui vi sarò eternamente grato. Grazie a voi e grazie infinite a Roberto Guerra dell’Asino Rosso, che ha creduto fin da subito in quest’operazione emozionale, dandole poi la forma definitiva.
“Microversi da un Avatar quantico”. Più noto come esponente di spicco della nuova fantascienza italiana cosiddetta Connettivista, diverse pubblicazioni rilevanti, già Premio Urania Mondadori, Sandro Battisti presenta ora nanosperimentazioni linguistiche e semplicemente sorprendenti. Anche, infatti, blogger creativo (scrive anche su Fantascienza.com) nel suo personal universo parallelo nella Rete, oltre a cartografare puntualmente il divenire della science fiction contemporanea, da tempo innesta parole diversamente poetiche compresse come un microchip quantico. In una manciata letterale di versi dilatati come coriandoli lanciati nello spazio, la parola esita come in assenza di gravità, sembrano messaggi criptati di una specie aliena inviati sulla Terra con password prossime alla pubblicità d’avanguardia ancora non creata oppure a ideogrammi Zen o geroglifici o persino Haiku d’Oriente.
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