L’analisi del voto sul russo: il no vince dovunque tranne in Latgale

A Riga e in Kurzeme votano no anche molti russofoni. Ma il Latgale, dove i sì vincono, resta un problema tutto da affrontare per i lettoni.


Un paese che ha votato con convinzione e forza per la difesa della propria lingua, ma che si trova a dover fare i conti con un’intera regione dove la minoranza russofona è ancora preponderante e non vuole avere il lettone come lingua.

Questo è quello che si nota ad una prima analisi del voto al referendum sul russo lingua ufficiale in Lettonia.
Il risultato complessivo è schiacciate a favore del no, 75%, con i sì rimasti al 25% senza riuscire ad arrivare a quella soglia di 300 mila voti che era considerata dallo stesso promotore del referendum Vladimir Linderman come l’obiettivo minimo da centrare.

Oltre 800 mila lettoni invece sono andati a votare per difendere il lettone come unica lingua nazionale nel loro paese. Una cifra molto alta, decisamente superiore alle previsioni della vigilia, che ha mostrato inequivocabilmente, come ha detto lo stesso presidente Bērziņš, la volontà dei lettoni di difendere la propria lingua e i principi fondamentali dello stato.

Ma nell’analisi del voto non può passare inosservato il divario fra le tre regioni lettoni dove la minoranza russofona è meno estesa, e il Latgale, dove invece i russofoni sono la maggioranza.

Kurzeme, Vidzeme e Zemgale hanno fatto registrare percentuali di no al russo lingua ufficiale enormi.
Non stupisce il risultato, l’87% dei no al russo, in Vidzeme, la regione a nord est della Lettonia, confinante con l’Estonia, da sempre serbatoio di voti per i partiti lettoni tradizionali e di forti sentimenti nazionali e identitari.

Anche dalle pianure dello Zemgale  è arrivatolo stesso risultato, 87%, ma sorprendente è il voto in Kurzeme, la regione occidentale sulla costa baltica, dove si è registrata la percentuale in assoluto più alta per i no, oltre il 91%.
Questo fa pensare, come ha giustamente notato anche l’ex ministro della cultura Sārmite Ēlerte, che soprattutto in città con una significativa presenza russofona come Ventspils e Liepāja, anche i cittadini di madre lingua russa abbiano votato in buona percentuale in difesa del lettone unica lingua nazionale.

Buon risultato complessivamente anche a Riga, dove pure la popolazione russofona è sostanzialmente la metà. Anche qui il no al russo ha vinto, con il 63% di voti, altra prova che diversi russofoni hanno votato contro il russo lingua ufficiale. Fra l’altro proprio Riga ha registrato il dato di affluenza più alto di tutta la Lettonia, con il 77%.

In Latgale è stata un’altra storia invece. Nella regione sud orientale, ai confini con la Russia, dove la popolazione russofona è la maggioranza ed è da sempre bacino di voti per i partiti russofili, il sì al russo lingua ufficiale ha vinto con il 55% dei consensi. Ma soprattutto colpisce la percentuale enorme di sì al russo nel capoluogo, Daugavpils, seconda città più grande del paese dopo Riga, dove il sì ha ottenuto l’85% dei voti. Meno schiacciante il risultato nell’altra città importante del Latgale, Rēzekne, dove i sì hanno ottenuto circa il 60%. Ma in alcune provincie si è addirittura superato il 90% dei consensi.

E’ vero che in Latgale si è avuto il dato di affluenza minore e che quindi a conti fatti i 79 mila sì al russo nella regione rappresentino in realtà solo il 33% del totale degli aventi diritto. Dunque neanche nel solo Latgale si sarebbe registrato un numero sufficiente di consensi, sopra il 50%, necessario per modificare la Costituzione.
Il voto nella regione però mostra come sostanzialmente il numero degli elettori che alle ultime politiche votarono per  i due partiti russofili, SC e PCTVL, sia lo stesso che ieri ha votato per il russo lingua ufficiale. Un blocco di consenso elettorale molto forte e cementato, che i partiti lettoni non sono riusciti ancora ad intaccare.

Per questo il Latgale resta il vero banco di prova per le politiche di integrazione del paese e per la capacità dei lettoni e delle istituzioni di riuscire ad instaurare un dialogo con la minoranza russofona.
Non aiuta certamente il fatto che il Latgale sia la regione economicamente più depressa, con il tasso di disoccupazione più alto della Lettonia, e con seri problemi di sviluppo.
Proprio per questo su vari tavoli di lavoro del governo lo sviluppo dell’economia in Latgale, la lotta alla disoccupazione e all’economia sommersa nella regione, sono diventate le priorità su cui lavorare.

6 commenti

  1. Credo che con quello che i russi hanno fatto ai lettoni dovrebbero essere rimandati in blocco oltre confine ….altro che bilinguismo

  2. Klaus 71 che colpa ha questa nuova generazione di russofoni per non avere nessun diritto linguistico? Specialmente a Daugavapils dove si parla praticamente solo russo, perche’ negarlo?

  3. complimenti per l’articolo un analisi del voto molto interessante per chi come me conosce poco la Lettonia. Vorrei però sapere se esistono forme di bilinguismo nelle comunità locali dove i russi sono maggioranza o in numero considerevole.
    Inoltre penso che negare lo status di lingua ufficiale a una lingua parlata da una grande minoranza in realtà non difenda la lingua lettone, ma unicamente danneggi i russofoni.

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