di Salvina Pizzuoli  

Luni nella Tavola Peutingeriana
Luni nella Tavola Peutingeriana

La storia di Luni fu, come quella di molte città alla caduta dell’Impero Romano, assai travagliata a causa di diverse incursioni barbariche di cui fu vittima con saccheggi e distruzioni. Ma non furono i Goti a farla precipitare nell’oblio e nell’abbandono perché, nel suo poema in versi De reditu suo, Rutilio Namaziano, imbarcatosi a Portus Augusti per tornare in Gallia, descrisse il suo viaggio dalla foce del Tevere a Luni nel 417 d.C. e la racconta ancora circondata dalle sue bianche mura e ancora insigne. E non fu nemmeno opera dei Vandali invasori o degli Ungari perché era ancora in piedi ai tempi dell’imperatore Carlo Magno e dei Normanni. Si sa per certo invece che nel 1058 iniziarono le prime migrazioni degli abitanti verso Sarzana dove, nel 1204, fu spostata anche la sede vescovile. Gli studiosi ritengono che la città fu abbandonata a causa delle continue tracimazioni del fiume Magra e dell’impaludamento del suo porto ad opera dei detriti che si accumulavano sulla foce e impedivano il deflusso delle acque. Eppure nelle varie leggende che fiorirono sulla sua incredibile scomparsa alcune legano la sorte di Luni alle invasioni altre all’inganno e al tradimento amoroso.

In quest’ultima versione ce la racconta Giovanni Villani nella sua “Nuova Cronica”scritta nella prima metà del XIV secolo:

La città di Luni la quale è oggi disfatta, fu molto antica, e secondo che troviamo nelle storie di Troia, della città di Luni v’ebbe navilio e genti all’ aiuto de’ Greci contra gli Troiani: poi fu disfatta per gente oltramontana per cagione d’una donna moglie d’ uno signore, che andando a Roma, in quella città fu corrotta d’avoltero (adulterio); onde tornando il detto signore con forza la distrusse, e oggi è diserta la contrada e mal sana”.

Bassorilievo di una nave oneraria dell'età imperiale
Bassorilievo, nave oneraria dell’età imperiale

In queste poche indicazioni il cronachista indica Luni di origini molto lontane avendo inviato un naviglio a sostegno della causa greca contro i Troiani e per la sua disfatta cita un adulterio come causa. La leggenda, raccolta in un periodo successivo, racconta che un certo Lucio, principe di Luni si fosse invaghito della bella moglie di un signore, innamorato e sospettoso a sua volta. Come risolvere gli affanni d’amore? La donna finse di essere affetta da un grave morbo e di morirne: il marito affranto fece celebrare un solenne funerale e fuggì da quel luogo causa di tanto dolore. I due amanti invece, ordito e realizzato l’inganno, potettero volare in braccio l’uno dell’altra. Ma non ebbe lunga durata quella gioia: avvertito del tradimento e tornato a Luni il marito tradito per vendetta la assaltò “smurò la città e la smantellò dai suoi fondamenti”. Fu quindi un amore libidinoso la causa della caduta di Luni e questa tradizione fu accolta anche da Petrarca che nel suo “Itinerario Siriaco”, dopo aver descritto le rovine di Luni aggiunge “ Aliud enim hac in parte nihil habeo magnum exemplum fugiendae libidinis”

Luni Museo carta delle rovine della città
Luni Museo carta delle rovine della città

Un’altra versione, sebbene simile, perché legata ad una morte simulata racconta che Astingo, feroce condottiero dei Normanni avendo saputo dello splendore e ricchezza di Roma decise di impossessarsi della città; ignorandone la precisa ubicazione si mise in viaggio con armati e “cento legni”. Penetrato nel Mediterraneo fece scempio e nelle Baleari e in Spagna e in Mauritania. Giunto nel porto di Luni si convinse che quella leggiadra città fosse Roma e il fiume Magra il Tevere. Era vicina la festività del Natale e i lunensi nella loro cattedrale erano impegnati negli uffici religiosi, quando giunse la notizia che il porto era stato invaso da genti straniere: non misero tempo di mezzo e armati di spade e di risolutezza accorsero tutti a difendere la loro terra. Astingo vista la mala parata decise di ricorrere all’inganno: mandò messi con annunci di pace chiedendo di riparare nel porto della città dopo tante procelle e battaglie e che avesse deciso di abbracciare la fede cattolica e di farsi battezzare. Abbandonati i timori i lunensi, colpiti dalla storia imbastita, soccorsero con varie derrate i naviganti. Astingo fu battezzato, ma i suoi uomini non vennero intromessi in città. Occorreva allora ricorrere ad un altro e più efficace inganno: finse di essere morto e per sua ultima volontà quella di essere sepolto nella Chiesa di Luni cui aveva concesso per ciò tutta le sue ricchezze. E grandi tesori vennero in verità consegnati alla cattedrale. Convinti della bontà del progetto iniziarono i preparativi; la chiesa accolse parata a lutto le spoglie del condottiero e pose il sepolcro in mezzo al tempio contornato dal popolo suo e dai suoi pianti. A quel punto estratte le daghe e cessati i lamenti si gettarono sui lunensi disarmati e ne fecero strage, saccheggiarono la città e la depredarono di tutte le sue ricchezze ammassandole sulle navi e portando via anche le donne più avvenenti e i giovani capaci di combattere. I pochi rimasti furono scempiati da un feroce dragone che aveva il suo rifugio nel Monte Marcello. Il mostro assetato di sangue fu fermato da un vecchio eremita, Venerio, colui che solo aveva accusato il normanno di infamia e di barbarie. Il mostro, sentita la voce di Venerio uscì dal suo antro e si precipitò nel mare.

Luni, ricostruzione della antica linea di costa e del percorso del fiume Magra
Luni  Museo, ricostruzione della antica linea di costa e del percorso del fiume Magra

Ma esistono anche leggende su una base storica e tra queste quella del saraceno Emir che nei primi anni dell’XI secolo fece scempio di Luni i cui abitanti fuggirono a Genova e a Pisa. Il pontefice Benedetto VIII in nome della guerra santa incitò Genovesi e Pisani alla vendetta: le flotte unite giunsero a Luni chiudendo il mare agli infedeli. Si accese tremenda battaglia e Emir e quanto restava delle sue torme riparò in Sardegna da dove inviò al papa un sacco di castagne intendendo che sarebbe tornato con tanti uomini quante erano le castagne. In risposta Benedetto VIII inviò un sacchetto di miglio. Da questo scontro però la città non si riprese più.

Museo di Luni, antica pianta degli scavi della città
Museo di Luni, antica pianta degli scavi della città

Le leggende sono tratte da: Pietro Giuria “Racconti popolari dell’Ottocento ligure

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