Villamagna e dintorni

Villamagna è una località di circa 2.450 abitanti (popolazione comunale) situato nella valle del fiume Foro, ad una altitudine di 255 m. slm. Il territorio è destinato prevalentemente a vigneti ed uliveti. Molto scenografica la “Porta da Capo“, antica porta di accesso al borgo; all’estremità opposta del paese si trova, invece, la “Porta da Piedi“. Altri elementi che arricchiscono il piccolo centro storico sono l’imponente chiesa parrocchiale di S. Maria Maggiore (XVIII sec.), con l’adiacente ex Palazzo Vescovile e l’antica chiesa di S. Francesco.

Un po di storia per conoscere meglio il nostro bel paese

                                                                                                    Villamagna-Stemma

Origine del nome 

 Il nome del paese testimonia la presenza, in età romana, di un insediamento latino. Infatti, in latino villa significa “fattoria”, “podere”, mentre magna-am significa “grande”. Nel 1059 viene citata come Villa Magna, mentre 1308 viene citata come Villa Majna.

Storia

Epoca Mediovale

 Dopo la decadenza romana ci fu l’avvento dei monaci benedettini, che nell’ 870 abitavano il convento di San Severino. Nel sec. XII il monastero della località era sottoposto al cenobio di San Liberatore a Majella, diSerramonacesca. Con la decadenza di quest’ultimi, il vescovo-conte di Chieti si impossessò del centro con il favore dei Normanni. Nel sec. XIII, la borghesia locale e la nobiltà mostrarono insofferenza verso il potere vescovile, finché nel 1272 ci fu la ribellione dell’arciprete e di alcuni nobili. Solo nel 1450 la demanialità fu attuata. Nel 1461 Re Ferrante d’Aragona donò Villamagna alla città di Chieti.

DAL 1500 AL 1800

Nel 1525 Carlo V la infeudò ad Antonio di Sava, mentre nel 1567 Filippo II la diede ad Agostino Scipioni che fu nominato Barone di Villamagna.

Il vescovo teatino fra Filippo Valignani, un tempo proprietario di tutto il centro, conservava ampi possessi ed il bel palazzo vescovile, in cui risiedeva durante i suoi soggiorni estivi. Si viveva quindi a quel tempo una doppia feudalità: l’una avallata dall’autorità regia e l’altra dal vescovo teatino. Nel 1727 il vescovo teatino concesse a D. Giuseppe de Palma de Artois in enfiteusi il Palazzo Vescovile.

Nel 1800 Villamagna apparteneva al duca Caracciolo di Gessopalena.

VILLAMAGNA E I TURCHI

La popolazione di Villamagna è stata da sempre costretta a difendersi dalla costante minaccia delle invasioni turche, essendo uno dei centri della vallata del Foro più esposti al pericolo “che veniva dal mare”.

Da tranquilla “villa” romana, già luogo di mercati ed incontri della gente del luogo, dopo la caduta dell’ Impero Romano, Villamagna dovette fortificarsi con palizzate e rudimentali mura. Con l’arrivo dei Benedettini nel IX secolo, la prosperità agricola e commerciale si accrebbe, così come il pericolo dei saccheggi: non è un caso se la titolazione del monastero fu fatta a San Severino, santo che in vita si oppose al nemico (lungo il Danubio fermò un’orda di selvaggi che portava distruzione e saccheggi) e che poteva essere invocato nelle lotte antisaracene.

L’impianto urbanistico fu fortificato con il “castellum” nel sec. XI, frutto della trasformazione del piccolo centro agricolo in una roccaforte inespugnabile. Con la decadenza benedettina il culto antisaraceno di San Severino si affievolì e crebbe invece quello di Santa Margherita (si racconta che alle porte della città ella riuscì a fermare i turchi invasori).

La minaccia turca ebbe il suo epilogo nel 1566.

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